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venerdì 6 marzo 2009

Cinema Universale d'Essai

Regista: Federico Micali
Cast: -
Genere: Documentario
Durata: n.d.
Distributore: Fandango

Trama: Un nuovo cinema Paradiso, l’ “Universale”, via Pisana quartiere Pignone, avviato alla fine degli anni ’40, chiuso il 30 dicembre 1989, è qui raccontato negli usi e nei costumi, e negli scostumati abusi….”. In effetti, come giustamente detto da Marino Biondi, ricordare oggi il cinema Universale è come pensare ad una saporita, sgargiante commedia mimica, dove la gioiosa, irriverente, generosa, caustica, per non dire cinica linfa vitale faceva da padrona. Quella energia indefinita e indefinibile che è alla base della fortuna della “fiorentinità” cinematografica, e di cui i vari Benigni, Benvenuti, Nuti, Pieraccioni, ecc. si sono sapientemente serviti, nobilitandola al contempo.La paradossale vita di questo cinema sarà narrata, durante il periodo segnato dal passaggio dalla P38 alle Timberland, dal pane con l'olio alle merendine preconfezionate, ossia fra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta. Un cinema, l’Universale, certamente tra i più malfamati, ma che nella sua media di trecento spettatori al giorno diveniva nei fatti uno dei luoghi di “culto” dei giovani, e non solo, uno dei luoghi in cui per lo meno una volta si era stati, e che tutti conoscevano. Un luogo “osteggiato” ma nel quale si proiettavano pellicole d’Autore per un pubblico sicuramente non “eletto”. E così accadeva che mentre la “gente bene” occupava le prime visioni, ove peraltro i film di autentico “successo” erano gli Erotici all’italiana, con una grande messa in scena di nudità e doppi sensi, lo spettatore dell’Universale, fra un grido e l’altro, poteva “agitatamente” seguire le personali di Pasolini, di Bergmann, Allen, Landis, ecc..Si perché buona parte degli astanti erano capelloni, sudici e drogati, e quel cinema andava chiuso e buonanotte, come se il problema droga fosse solo colpa dell’Universale, mentre purtroppo era un problema radicato nella storia e nella natura umana, come recenti studi antropologici hanno dimostrato. E così via le chiamate alla polizia, per schiamazzi, per rissa, o per qualunque cosa d’altro, come del resto anche la cronaca si ragguaglia: “Al cinema Universale troppe urla in sala e arriva la polizia” (15 aprile 1989), “Pubblico turbolento, il 113 interviene al cinema Universale. Al film la Retata arriva la polizia” (19 Novembre 1989).Questa sembra proprio una scena di un film, la retata organizzata durante la proiezione della “Retata” in quel lontano venerdì 17 novembre 1989, sì pare proprio una storia da film, e pensare che invece è la cruda realtà, lascia semplicemente sbigottiti. Certo è che al tempo nessuno pensava a come quel cinema, nel suo essere d’essai, potesse essere nel suo piccolo una scuola sui generis, una forma d’acculturazione, al fatto che esisteva il ciclo “Richieste degli Spettatori”, e che gli stessi scegliessero come loro pellicole preferite Jodorosky anziché Mel Brooks, per non dire Eliot Gould nessuno al tempo ci pensava, anche perché all’Universale era quasi impossibile seguire per intero la trama di un film durante gli spettacoli serali, tanta era la voglia dello spettatore di partecipare, di dire la sua, d’inveire, di dare consigli, d’inventare puri neologismi corporali (Abburraccigagnene), era veramente un gran canaio fatto di strilli, berci ed “edonistici peti”.Raccontare la storia del cinema Universale, chiuso definitivamente il 30 dicembre 1989, narrare le gesta di questi “folli” individui, inconsapevoli rinnovatori e continuatori della tradizione della Commedia dell’Arte, se non addirittura del Carnevale bacthinianamente percepito, è in fondo dispiegare alla memoria i sogni, le passioni e le speranze di ognuno di noi, di quel Io collettivo della nostra città di Firenze

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