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venerdì 3 aprile 2009

Gli Amici del Bar Margherita

Regista: Pupi Avati
Cast: Diego Abatantuono, Laura Chiatti, Luigi Lo Cascio, Fabio De Luigi, Gianni Cavina, Neri Marcorè, Katia Ricciarelli, Luisa Ranieri, Pierpaolo Zizzi, Gianni Ippoliti, Claudio Botosso, Niki Giustini
Genere: Commedia
Durata: 90 min
Distributore: 01 Distribution

Trama: Siamo nel pieno degli anni Cinquanta e io sedicenne somiglio nella sfrontatezza delle mie aspettative a quell'Italia in cui nessuno si prende la briga di richiarmarmi alla ragionevolezza. Ho l'età dei miei sogni che è l'età della città in cui vivo e della sua gente. Tutti insieme condividiamo le stesse attese nei riguardi di uno sconfinato futuro". Classe 1938, Giuseppe detto Pupi Avati, bolognese di nascita ma romano di adozione, a pochi mesi dalla presentazione de Il papà di Giovanna, racconta così il suo ultimo lavoro, Gli amici del bar Margherita, film corale con un cast di attori eccelsi, da Diego Abatantuono a Neri Marcorè, da Luisa Ranieri a Laura Chiatti. Ed ancora, Fabio De Luigi, Luigi Lo Cascio, Claudio Botosso, Gianni Ippoliti, Gianni Cavina e Katia Ricciarelli. Una varietà di personaggi e personalità che ruotano intorno alla vita del giovane Taddeo, detto Coso, interpretato da Pierpaolo Zizzi, alla sua prima esperienza cinematografica. In lui rivivono i sogni e le speranze del regista, allora nel pieno della sua adolescenza."Avevo l'esigenza di spostare il tiro su un argomento più frivolo, mi sono lasciato sedurre da qualcosa di completamente diverso rispetto all'ultimo film", ha spiegato. "Avevo voglia di raccontare la goliardia sfrenata di quegli anni, per me è una forma di igiene mentale cambiare registro tra un film e l'altro". Girato nel maggio 2008 sotto i portici di via Roma a Cuneo ma ambientato a Bologna, la sua Bologna, Gli amici del bar Margherita è una commedia sentimentale fortemente autobiografica. "Perché non rammentare quegli anni se è sufficiente traversare la strada per raggiungere il bar Margherita, quel santuario nel quale la società dei maschi, che teneva ancora asservita la donna in qualsivoglia suo ruolo, regnava impunemente?", si è chiesto il Maestro, qui nella duplice veste di regista e sceneggiatore. "Perché non alzare la saracinesca di quel locale nel quale la mia memoria ha trattenuto intatti, preservati dalle ingiurie del tempo quell'insieme straodinario di eroi sciocchi che tuttavia furono per gran parte della mia giovinezza i modelli ai quali mi ispirai?". Siamo nel 1954. Il diciottenne Taddeo vive con la mamma (Katia Ricciarelli) e il nonno Carlo (Gianni Cavina) di fronte al mitico bar Margherita, locale gestito da vere e proprie regole, una sorta di codice d'onore che nessuno poteva infrangere, e punto di incontro di un giro che conta e per questo ambito. Grazie ad uno strategemma, divenendo cioè l'autista del misterioso e carismatico Al (Diego Abatantuono), Taddeo trova la chiave di accesso a quella realtà. Senza rendersene conto, diventa nell'arco di poco tempo il testimone di una serie di situazioni, legate alle vite dei più disparati personaggi: ci sono Bep (Neri Marcorè), innamorato della entreneuse Marcella (Laura Chiatti), Gian (Fabio De Luigi), aspirante cantante, il ladruncolo e sessuofobo Manuelo (Luigi Lo Cascio), Zanchi (Claudio Botosso), inventore delle cravatte con l'elastico, lo strano campione di ballo Sarti (Gianni Ippoliti) e la bella e prosperosa maestra di pianoforte Ninni (Luisa Ranieri) di cui si innamora il nonno di Taddeo. Prodotta dallo stesso Avati insieme all'inseparabile fratello e compagno di cinema Antonio e Rai Cinema, la pellicola si avvale delle musiche di un altro bolognese doc, Lucio Dalla, amico di vecchia data, in quanto membro di un complesso in cui Pupi, da ragazzo, suonava il clarino. Distribuito da 01 Distribution a partire dal 3 aprile, Gli amici del bar Margherita, partendo da una piccola realtà di provincia, ricostruisce la società maschilista della metà del secolo scorso, raccontando un mondo al quale Avati avrebbe voluto appartenere in età giovanile. La macchina da presa è l'occhio nostalgico dell'autore. E la somma dei fotogrammi, "una celebrazione dei nostri quarant'anni di cinema sorridendo di noi stessi, della nostra superlativa ingenuità". Parola di Pupi Avati

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