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venerdì 8 maggio 2009

Valzer

Regista: Salvatore Maira
Cast: Valeria Solarino, Maurizio Micheli, Marina Rocco, Cristina Serafini
Genere: Drammatico
Durata: 87 min
Distributore: n.d.

Trama: Assunta lavora come cameriera in un albergo pieno di stelle del calcio e della televisione. Senza aspirazioni e contro il parere della madre trascorre la sua giovane esistenza servendo e riverendo i facoltosi avventori, che troppo spesso scordano le buone maniere. Una mattina incontra il padre di Lucia, un'amica e collega partita dieci anni prima e poi svanita nel nulla. Il padre, rilasciato dal carcere, troverà in Assunta risposte e consolazione. Salvatore Maira gira un'opera di riflessione piuttosto che di coinvolgimento. Lo spazio, l'albergo e i personaggi che si muovono lungo i corridoi sono al sevizio del piano sequenza, la tecnica cinematografica che organizza l'intero racconto. Tempo reale e tempo passato (i flashback che informano lo spettatore sulle origini dei personaggi) si svolgono ed esauriscono dentro un'unica e interminabile inquadratura (in movimento), priva di stacchi e carica di discussioni sul materialismo del quotidiano: i soldi che mancano sempre nei piani inferiori dell'albergo (Lucia vorrebbe averne molti per ricostruire chirurgicamente il suo corpo acerbo) e quelli che non bastano mai nei piani superiori, dove i signori del calcio vendono uomini e partite. Il racconto, ostinatamente chiuso nella tecnica formale, finisce per rimanerne intrappolato. Nonostante la leggerezza suggerita dal titolo, il Valzer di Maira non invita a partecipare, non spiazza mai, non coglie di sorpresa, limitandosi a narrare in maniera scolastica le vicende umane di un gruppo di persone imprigionate nelle loro insoddisfazioni o nelle loro esaltazioni. La debolezza dell'opera risiede non tanto nei temi trattati quanto nelle modalità stilistiche e visive adottate dal regista, che finiscono per inficiare l'intero progetto. Il piano sequenza non permette di sorvegliare a dovere l'illuminazione, i personaggi brancolano letteralmente nel buio, la recitazione, fastidiosamente compromessa, è affaticata e sempre in ritardo o in anticipo sulle battute. "A fuoco" e risolti risultano unicamente l'Assunta di Valeria Solarino e il padre patito di Maurizio Micheli, tutti gli altri appaiono sfumati, incerti e "in ombra". Un film vano, paradossalmente slegato e alla ricerca della propria identità

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